La procedura di riassegnazione del nome a dominio è stata attivata per contrastare il fenomeno del cybersquatting, ossia un’attività illecita compiuta da soggetti che si appropriano di un nome a dominio senza averne il diritto.
In particolare, questo fenomeno, detto anche domain grabbing, consiste nel registrare e utilizzare indebitamente nomi a dominio che corrispondono a marchi altrui o a nomi di personaggi famosi, allo scopo di lucrarci sopra, rivendendoli.
Quindi sui nomi a dominio si prevede l’applicazione sia della disciplina del diritto al nome (artt.6 e seguenti c.c.) sia, in relazione alla specifica tutela del marchi, della normativa del Codice della Proprietà industriale.
Pertanto, chi reputa di avere un diritto su un determinato nome a dominio registrato da terzi in malafede, può decidere di avviare una procedura di riassegnazione su quel nome a dominio.
Ma quali sono le condizioni per poter ottenere la riassegnazione e procedere all’attivazione della procedura?
Condizioni per la riassegnazione del nome a dominio
Per procedere alla riassegnazione del nome a dominio è necessario che si verifichino le seguenti condizioni, come previsto dall’art.3.6 del “Regolamento per la risoluzione delle dispute nel country code Top Level Domain .it”.
Un terzo (ossia chi fa il ricorso, “ricorrente”) deve dichiarare che:
- «il nome a dominio sottoposto a opposizione sia identico o tale da indurre confusione rispetto ad un marchio, o altro segno distintivo aziendale, su cui egli vanta diritti, o al proprio nome e cognome;
- l’attuale assegnatario (denominato “resistente”) non abbia alcun diritto o titolo in relazione al nome a dominio oggetto di opposizione;
- il nome a dominio sia stato registrato e venga usato in malafede dall’attuale assegnatario».
Se il ricorrente prova che sussistono le condizioni n.1 e n.2 e il resistente non è in grado di dimostrare di avere effettivamente un diritto sul nome a dominio sottoposto ad opposizione, si procede a riassegnare il dominio al ricorrente.
Differente sarà l’esito della procedura se il resistente dimostra di aver usato il nome a dominio in buona fede, per scopi non commerciali o commerciali, ma in qualsiasi caso senza l’intenzione di generare confusione nella clientela del ricorrente o di violare il marchio registrato.
Di conseguenza, allo scopo di contrastare la diffusione della pratica del cybersquatting, il soggetto leso può ricorrere all’autorità giudiziaria o avviare la procedura di riassegnazione del nome a dominio.
Procedura di riassegnazione del nome a dominio
Si tratta di una procedura amministrativa, nata per risolvere le controversie sui nomi a dominio, che viene attivata dal soggetto che pensa di aver subito una violazione del proprio diritto al nome o dei diritti sul proprio marchio.
Il soggetto in questione, quindi, presenta istanza di reclamo formale in cui richiede che il nome a dominio oggetto di contestazione gli sia riassegnato.
Il reclamo
È un atto che viene inviato all’Ente conduttore (“Prestatore del Servizio di Risoluzione extragiudiziale delle Dispute” – PSRD – di seguito “Ente”), quale condizione necessaria per avviare effettivamente il procedimento, preceduta da una procedura di opposizione.
L’Ente ha il compito di constatare se sussistano o meno le condizioni per autorizzare la riassegnazione del nome a dominio, come previsto dal “Regolamento risoluzione dispute”.
La procedura è attivata quando l’Ente riceve il reclamo, con la relativa documentazione, a prova e sostegno dell’istanza di riassegnazione, e il pagamento dovuto per avviare la pratica.
Opposizione e riassegnazione
Un presupposto indispensabile per poter iniziare nel modo giusto la pratica di riassegnazione è aver messo in atto una preventiva procedura di opposizione sul dominio contestato.
L’atto di opposizione, inviato al Registro, deve presentare le motivazioni della contestazione rispetto all’uso illegittimo del nome a dominio, includendo le ragioni per cui si ritiene di aver subito un danno dall’illecito subito.
E’ essenziale che, già nella fase di opposizione, il ricorrente presenti in maniera chiara e efficace le motivazioni per cui il diritto è stato leso e tutta la relativa documentazione, affinché l’atto di opposizione non venga rigettato.
L’obiettivo di questa fase è sospendere di fatto l’assegnazione del dominio impugnato, fino alla risoluzione della controversia, affinché il ricorrente riesca a mantenere un diritto di prelazione sulla conseguente riassegnazione del dominio.
Entro 180 giorni dalla richiesta di opposizione dovrà essere avviata la procedura di riassegnazione, rinnovabile solo una volta.
Esito della procedura
La procedura termina con l’accoglimento del reclamo per la riassegnazione del nome a dominio o con il relativo rigetto.
Procedimento giudiziario o arbitrale
Se ci sono i presupposti, è possibile in qualsiasi momento interrompere la procedura di riassegnazione per ricorrere all’autorità giudiziaria o richiedere un procedimento arbitrale, allo scopo di ottenere un provvedimento differente ed un’eventuale risarcimento del danno.