La diffusione di Internet ha favorito l’espansione delle imprese nel mercato, ma anche l’aumento degli illeciti connessi ai nomi a dominio che, per la loro tipicità, facilitano gli atti di concorrenza sleale e di contraffazione.
È in tale contesto “virtuale” che il nome dell’azienda, il logo e il nome a dominio assumono un ruolo centrale nella politica aziendale, che deve essere sostenuto e tutelato.
Illeciti connessi ai nomi a dominio
Per questo motivo. per proteggersi dalle pratiche illecite e confusorie connesse ai marchi e ai nomi a dominio di terzi, è necessario fare le opportune verifiche in conformità alle regole della concorrenza (art. 2598 c.c.), come:
- attestare se vi sia un rischio di confusione tra un nome a dominio e un marchio o un nome rinomato;
- valutare se un soggetto che utilizza un certo nome a dominio in realtà non ne abbia alcun diritto;
- provare l’uso in mala fede di un nome a dominio.
In caso di conferma dell’illecito sarà possibile ottenere la cancellazione della registrazione del nome a dominio.
Ma quali sono questi illeciti?
Comportamenti illeciti
1) Domain grabbing o cybersquatting
È la forma di illecito più diffusa. Consiste nella registrazione illecita di un nome a dominio corrispondente a segni distintivi altrui notori, a discapito del titolare del marchio, in applicazione:
- del principio che non possono coesistere domini identici;
- della regola del “first come first served”, per cui il primo che registra un dominio ha la priorità sulle successive registrazioni di terzi, rendendone legittimo l’uso.
L’abuso genera uno sviamento della clientela e un atto di concorrenza sleale, per cui sarà un terzo che beneficerà dei frutti della notorietà altrui.
2) Typosquatting
Tipico atto di concorrenza sleale confusoria, derivante dalla precedente forma di illecito, che consiste nella registrazione di un nome a domino simile a un marchio notorio, in cui si inserisce un refuso, nella speranza che l’utente distratto possa digitare l’URL sbagliato con quello specifico errore.
3) Linking
Forma di collegamento ipertestuale che si differenzia, in base alla tecnica di collegamento, in:
- deep linking, link che trasferisce l’utente su una pagina interna di un altro sito web senza passare dalla homepage del nome a dominio linkato;
- surface linking, link che rimanda alla homepage di un nome a dominio terzo, quindi esterno al nome a dominio di partenza;
- framing, utilizzo illecito di un link attraverso una sorta di “cornice” all’interno del sito web di partenza, dove è possibile cliccare su un nome a dominio terzo, generando un atto di concorrenza sleale.
4) Metatag
I metatag sono dei codici alfanumerici che descrivono i contenuti delle pagine di un sito web ai motori di ricerca tramite specifiche parole chiave.
Sono codici non visibili all’utente, ma oggetto di decodificazione dagli stessi motori, di ricerca al fine di ottenere uno specifico posizionamento del sito web.
I metatag a contraffazione di un marchio altrui, posizionano sui motori di ricerca, tramite parole chiave, il sito web che rimanda al prodotto contraffatto e non a quello originario.
Questo può generare una violazione della concorrenza con lo scopo di confondere l’utente che pensa di essere sul sito del prodotto originario e invece si trova su quello del prodotto contraffatto.
Ma l’azienda come può difendersi da questi atti illeciti?
Come proteggersi dagli illeciti di concorrenza sleale?
Certamente l’incremento di tali atti di concorrenza sleale, diffusi nel web, insieme alla mancanza di una normativa di riferimento volta a impedirne la realizzazione, sono un incentivo per le imprese ad essere vigili.
Ciò significa proteggersi mettendo in atto buone pratiche e accorgimenti come, ad esempio registrare:
- un marchio sia denominativo che figurativo, al fine di garantire una maggiore tutela del titolo di fronte a un eventuale uso scorretto da parte di terzi;
- più nomi a dominio simili al proprio, quindi con le diverse estensioni (.it, .com, ecc.), in modo tale che, in caso di un illecito con metatag, si possa comunque essere indirizzati al sito originario in presenza di errori di battitura.